Considerazioni sull'evento pluviometrico di Venerdì 14 Settembre 2012
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- Matteo de Albentiis
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Al mattino di Venerdì, come abbondantemente previsto, l'impeto della perturbazione che stava interessando il centro-sud Italia ha fatto sentire i propri effetti sul medio-adriatico, in particolare nelle province di Ascoli Piceno, Teramo e Pescara (senza considerare le Isole Eolie e altre zone della Calabria). Dispiace dirlo, ma se da un punto di vista statistico possiamo annoverare l'evento con ricorrenza ventennale (solo per alcune aree limitate della provincia), è necessario comprendere che i vari fattori climatici che hanno portato negli ultimi anni il Mediterraneo a subire mutazioni significative portano ad una sola conclusione: quello a cui abbiamo assistito è da considerare come un evento non più raro.
Se il discorso della ricorrenza in tempi storici prima poteva essere un punto di partenza per decidere quanto un evento possa essere considerato "eccezionale", ora non lo è più. Nessuno mette in dubbio che quando si ha a che fare con casistiche cinquantennali o centennali, si sta parlando di "importanti fenomeni alluvionali", ma è anche un dato di fatto che, dal 2009 a questa parte, fenomeni similari o peggiori ai ventennali si sono verificati già 3 volte, in 2 casi in Autunno, 1 in Primavera.
Inoltre, l'estremizzazione dei singoli eventi si riscontra non solo durante fenomeni pluviometrici, ma anche in senso inverso, con lunghi periodi siccitosi. Dunque, in merito a queste considerazioni, mi sento di affermare che ormai, nel 2012, "l'eccezionalità" non risieda più nell'evento con tempi di ritorno ventennali, ma nell'inefficenza delle amministrazioni locali nell'essere lungimiranti, coscienziose e vigili sulle tematiche ambientali.
Altro tema che mi preme affrontare è quello legato alla profonda differenza che intercorre tra la parola "alluvione" (materiale liquido o detritico esondato oltre gli argini fluviali a seguito del superamento dello stessi da parte del livello idrometrico) e la parola "allagamento" (termine generico per indicare il riempimento di bacini naturali o artificiali da parte di fango limoso o acqua).
Nei giorni successivi agli ultimi eventi, sui giornali ho trovato un generale abuso del termine "alluvione", oltre che una imperdonabile leggerezza nell'affrontare tempi scientifici e ambientali. In provincia di Teramo non è avvenuto nessun significativo straripamento delle aste fluviali principali, mentre si è parlato di "provincia martoriata dalle alluvioni". Tutto quello che è avvenuto, come gli allagamenti nei sottopassi e negli scantinati, le colate di fango sui margini stradali e altri fenomeni di dissesto idrogeologico come frane di massi e detriti, sono dovuti alla commistione tra una pessima gestione del territorio e una carenza di manutenzione delle strutture già esistenti.
Dunque, partendo dalla parola "allagamento" per questi ultimi avvenimenti, vogliamo porci qualche domanda su come saremo in grado di affrontare una "alluvione" vera e propria, magari con ricorrenza cinquantennale o centennale?